lunedì 21 novembre 2011

La notte è delle puttane. Il giorno dei rapinatori di banche.



La notte sta al sonno come i giornali alla verità, come la maggioranza alla ragione, la vecchiaia alla saggezza, la scuola alla cultura.
La notte sta al sonno come l’amore sta al matrimonio.
Per i più fortunati la notte è scopare. Per molti tentare di dormire. A noi sfigati non rimane che la malinconia di vedere le stelle sempre là e non poterle baciare.
La notte è fatta per riflettere, rammaricarsi per ciò che hai fatto di giorno e sognare cosa farai domani.
La notte serve come scusa per non guardarci negli occhi mentre ci mentiamo.
La notte è dei gatti, delle civette, delle puttane.
Il giorno dei rapinatori di banche.
La notte risorgo come un sole spento.
La notte mi sento triste perché posso ascoltare il vuoto che mi soffoca, le onde che mi tirano a fondo in questo mare privo di senso. E affogo come un sole all’orizzonte.
La notte vibra, immobile.
La notte illumina.
La notte è la morte immortale.
La notte volano i pinguini, i coccodrilli cantano, ridono le civette.
La notte spuntano i brufoli e cresce la barba.
La notte vive finchè vuole, e il sole tarda.

Siamo il dente cariato di una vipera



Bestemmiamo per un frullatore che smette di funzionare mentre ci prepariamo la colazione che avremmo cacato durante la pausa pranzo di un impiego che ti mortifica, che ti prosciuga, che ti nullifica, che ti aliena, che ti scarabocchia l’autostima, solo per poterci comprare un cazzo di frullatore nuovo che fra 4 mesi smetterà di frullare proprio mentre ci prepariamo la colazione.
L’uomo è una ruota che gira a vuoto.
La vita è una bici senza catena che pedali per andare incontro alla morte. Come se la morte fosse davanti a noi e dovessimo andarle incontro.
La morte non è lì davanti ad aspettarci.
Ci cova dentro.
Siamo il niente impanato nella morte.
Siamo morti appena quello stupido spermatozoo dopato vince la corsa e feconda quello stupido come-cazzo-si-chiama dentro tua madre, sdraiata su un letto madido di sudore o a pecora coi gomiti sul lavandino di un bagno pubblico.
Siamo salmoni morti affogati risalendo la corrente.
Siamo orsi morti nel sonno durante il letargo.
Siamo tartarughe senza guscio.

Siamo il dente cariato di una vipera.

La Destra è la Sinistra che non ha capito cosa sia la Sinistra


Le vere persone di destra sono quelli di sinistra con la croce al collo, quelli che credono che il mondo sia fatto di rose e fiori, quelli che “ma anche”, quelli che “apriamo al dialogo”. Non c’è peggior persona di destra di uno di sinistra che non ha capito cos’è la sinistra.
Non c’è peggior persona di destra della CASTA, o meglio, del centro di diversamente-abili mentali, in cui possiamo ascrivere i vari Jovanotti, Fazio, Renzi, Veltroni, etc etc. Quelli che si riempiono la bocca a vicenda delle proprie cazzate, quelli che si ribellano non avendo catene, quelli che “vi dico io come disinnescare la bomba, ma fatelo voi. Non si sa mai mi sbagliassi…”

Lacrìsi spiegata meglio che su "Il Fatto Quotidiano"


Sono anni che sento dire questa cosa. Già prima che ci fosse LACRISI.
Sono anni che sento dire questa cosa, e negli ultimi tempi la sento dire sempre più spesso: “Non c’è crisi. Dicono ci sia lacrìsi ma non è vero. Ma non lo vedi che i ristoranti sono sempre pieni e la gente va tutti i sabati dall’estetista e c’ha la BMW?! La gente ce l’ha i soldi.”
Cazzata!
Lacrìsi c’è, e ci sarà sempre di più. Così come continueranno ad esserci i ristoranti pieni, i centri benessere affollati e le BMW in giro. Lacrìsi c’è, ma c’è solo per certe cose.
Il cancro ti spappola il fegato, ti mangia i polmoni, ti corrode l’intestino. Ma ti lascia intatto il colore degli occhi o dei capelli, il suono della voce. Lacrìsi fa mangiare per cena una scatoletta di tonno marca Coop a 4 persone, ma lascia intatto il budget per una settimana a Cortina per quelle 4 persone. Lacrìsi lascia intatta la tua BMW nuova fiammante. Magari non hai soldi per la benzina, così la lasci in garage. Anzi, per strada così la vedono tutti. Magari sei costretto a scroccare un passaggio o andare in autobus perché lacrìsi ti ha svuotato il portafoglio, però c’hai il portafoglio firmato.
Lacrìsi è un virus, è una malattia, è un cancro ammorbante, sono metastasi che vanno a distruggere tutto ciò che c’è di fondamentale e lasciano intatto, fino all’ultimo, le cose superflue.
Sembra stano ma è così. Sembra assurdo ma in fondo credo di aver capito il perché: se togli il superfluo, se ti privi delle coccole dell’estetista, del 26esimo paio di scarpe, all’abbonamento a Sky con la tv 75 pollici in 3D, a finanziamenti vita natural durante per l’auto, ti senti come un indigeno, come un pellerossa, un aborigeno australiano, un uomo primitivo, delle caverne. Se non hai il superfluo, sei come “quei poveracci cui ogni tanto doni 10€”, anche se “quei poveracci” magari sono felici, sereni e non saltano un pasto, mentre tu vai a rubare i salatini all’american bar durante l’aperitivo con l’iPhone in mano e il terrore d’incontrare un amico cui devi offrire da bere. Quando il superfluo diventa il necessario, allora sei superiore a “quei poveracci” che tanto ti fanno paura.

i miei VAFFANCULO



A te che manifesti contro le pellicce ma indossi il chiodo: vaffanculo!
A te che non guardi il “Grande Fratello” ma conosci tutti i nomi di quei 10 coglioni: vaffanculo!
A te che vai a messa solo la notte di Natale solo per sfoggiare il nuovo cappotto: vaffanculo!
A te che vai a messa tutte le domeniche: vaffanculo!
A te che credi ma credi “a modo tuo”, credi a me: vaffanculo!
A te che “il Papa ha troppi soldi”, ma gli dai il 5x1000: vaffanculo!
A te che credi perché “la Chiesa non è tutta marcia, qualche missionario che si salva c’è”, non puoi di certo salvarti dal mio vaffanculo!
A te che quando muore qualcuno di famoso, fai finta di essere un grande fan e ci rompi il cazzo con mille dediche: vaffanculo!
A te che “il cinema italiano fa schifo”, ma vai a vedere i cinepanettoni: vaffanculo!
A te che prendi 700€ al mese ma voti Berlusconi perché “i comunisti ci fanno morire di fame”: vaffanculo!
A te che voti Berlusconi perché tifi Milan: vaffanculo!
A te che voti Berlusconi perché “i comunisti si vestono male”: vaffanculo!
A te che voti Berlusconi perché “i comunisti si drogano”: vaffanculo!
A te che ti sei ritirato da scuola nel 1° quadrimestre della III media e non hai potuto fare il programma di Storia, e vai in giro dicendo che voti Berlusconi perché sennò ci sono i comunisti: vaffanculo.
A te che sei un figlio di papà col Q.I. di Forrest Gump e voti Berlusconi: vaffanculo!
A te che non me ne frega un cazzo il motivo per cui voti Berlusconi: vaffanculo!
A te che ascolti i Negramaro perché ti piace il rock: vaffanculo!
A te che ami gli animali, ma li ami tanto tanto tanto, e poi li fai arrosto: vaffanculo!
A te che metti il Dietor nel caffè e poi mangi 4 bomboloni alla crema: vaffanculo!
A te che compri il premio Nobel per la Pace e per festeggiare l’evento mandi migliaia di soldati in guerra: vaffanculo!
A te che piangi se vedi una lucertola senza coda ma auguri una morte atroce a chi mangia un panino col prosciutto: vaffanculo!
A te che bevi sborra ma poi ti fa schifo bere dallo stesso bicchiere del tuo ragazzo: vaffanculo!
A te che sei una rockstar ribelle e poi duetti con Rihanna su MTV: vaffanculo!
A te che sei contro l’aborto ma a favore della pena di morte o dello sterminio di quegli sporchi musulmani di merda: vaffanculo!
A te che sei un attore che reciti nella vita privata ma nei film fai sempre la stessa parte: vaffanculo!

domenica 20 novembre 2011

Il giro.

Sul volantino c’è scritto 21 e 30. Sono le 22:10 e sono alla sesta sigaretta. Ancora niente. Non capisco perché, in questo paese di merda, non siamo in grado di iniziare i concerti in orario. Posso capire che non siamo capaci di fare i governi, che i mezzi di trasporto funzionano a cazzo, neanche le messe sono più quelle di una volta, ma i concerti!

Gli inglesi. Ci basterebbe essere un po’ più British: inizio alle 8 e a mezzanotte tutti a casa. 
Invece io sono qui da quaranta minuti, al freddo, ad aspettare che un fottuto rabbino con un metro di barba si degni di imbracciare una chitarra. Fanculo.

Non so manco chi è, sto qua. Ma mi serviva per almeno due motivi: 
1) dovrebbe esserci un po’ di gente giusta.
2) rimanere di nuovo a casa a fantasticare sul naso di Charlotte Gainsbourg non mi sembrava molto il caso. Che poi, l’altro giorno parlavo con quel coglione del piano di sopra, Bastiano. Mi fa: «La Gainsbourg? Orrenda. Però diciamo che ha fascino. Cioè a me fa cacare: ha il fisico di un tredicenne indie (maschio), la faccia slavata, i capelli crespi, il naso gibboso e il mento da Bazinga.» 

Allora. Punto uno, fai pace col cervello. O è orrenda, o ha fascino. Secondo poi, un’altra uscita di questo genere e la mia idiosincrasia per questo individuo raggiungerà vette inarrivabili. Ci siamo presentati l’altra sera, mentre salivo le scale con in mano una porzione a portar via di pollo tandoori. Una scena alla cazzo di “500 days of Summer”, solo che non eravamo in un ascensore, nessuno dei due ascoltava gli Smiths e, cosa più importante, nessuno dei due ha una vagina. Non che io abbia visto quel film. Ma una ragazza che mi piaceva mi ha ossessionato per due mesi. Due mesi di vita rubata per trenta secondi dentro a un ascensore con Please, Please, Please Let Me Get What I Want, neanche me la sono scopata e alla fine stavo meditando di mandare a Morrissey una carcassa di vitello con la testa mozzata. Abbattuto con le mie mani, come si vede in tutti i film di Tornatore. Seriamente, a casa mia quand’ero piccolo si uccideva il maiale, ma non per questo mi viene in mente di mettere in tutte le foto (sovraesposte) che scatto con la mia Diana F+ un maiale morto (fuori fuoco) in secondo piano. Anche se, forse, non sarebbe una cattiva idea.


Insomma il tipo, da sotto gli occhiali, vede la mia maglietta degli Screaming Trees, quella che mi posso mettere giusto per andare dall’indiano a comprarmi il pollo tandoori, non so manco come ha fatto a vedere la scritta, visto che quella stronza di mia madre, alla prima occasione buona, pensò bene di lavarla a settanta gradi riducendo la faccia di uno dei fratelli Conner a una macchia indistinta che neanche in un film di David Lynch. Vede la maglietta e mi fa: «Mark Lanegan». 
E mi attacca un pippone sui suoi colleghi di lavoro, che non fanno che parlare di Lanegan dalla mattina alla sera, osannandolo come se fosse Dio, ma lui non l’aveva mai ascoltato. Gli dico di cominciare da Dust, che tanto è il più cesso di tutti: dieci a uno non gli piacerà; o magari chissà, succede un miracolo e gli piace veramente. Non sono mai riuscito a fare questa cosa, dico, consigliare il disco giusto, magari è la volta buona. No, aspetta, non voglio avere la responsabilità di consigliare Dust. Ma tanto figurati se capisce. 

22:45. Inizio a non sentire più le dita e a non essere più capace di girarmi le sigarette. Mi girano pure le palle perché per arrivare qui, mi sono perso due volte. E quello che deve suonare sta al bar a bere whiskey, mentre sullo schermo va la partita. E fa un freddo che ti taglia la faccia, ma la tipa al banchetto del merchandising non sembra sentirlo, visto che ha un vestito che praticamente è una maglietta. Una maglietta lunga. Se alza un braccio le vedo il culo, tranquillamente. Troppo facile. Voglio dire, io non sono nessuno per dirti di non vestirti come una troia, anzi; mi fa anche piacere che mi faciliti il compito di tentare un abbozzo di conversazione, ridere a cazzo senza alcun motivo per le cose che dici, svuotare il portafoglio al bar per offrirti almeno due gin lemon annacquati tanto quanto un flacone di Fabuloso, portarti a casa e cercare di levarti la gonna mentre vomiti quelle due dita di alcol vero che c’erano dentro quello pseudo-cocktail. Invece posso stare qui, a guardarti il culo aggratis, perché la nostra società perbenista e modaiola ti ha insegnato che una minigonna giro-figa è sexy, ma farmi un pompino è una cosa per cui arrossire. 


Ecco, lei è un po‘ tipo Charlotte Gainsbourg. Ma perché voglio essere buono e perché sto guardando solo il naso. Che poi, non vedere quel naso visto che ha la faccia completamente coperta dai capelli è veramente un’impresa. Sembra un topolino in bilico su un paio di trampoli. 

Le si avvicina questa specie di balena punk che dev’essere la sua amica e che, ovviamente, le dice che è bellissima. Il giorno che sentirò una ragazza dire ad un’altra ragazza che si è conciata come una da tangenziale, entro in Chiesa e vado a farmi la comunione. 

La sento parlare del fatto che -finalmente- è tornata alla XS, dopo due mesi in cui il suo unico nutrimento è stato costituito da melanzane grigliate (una al giorno), e probabilmente una quantità indefinita di droghe sintetiche, a meno che non abbia scoperto come nutrirsi dell’aria. Parlo del topino, non della balena. Quella potrebbe farsi fuori tranquillamente me e le altre sessanta persone che stanno in giardino in qualunque momento. La XS mi fa rabbrividire sensibilmente. Significa che la tipa non ha veramente un filo di carne, e ok che le tette oramai sono mainstream, ma non fino a questo punto.

Per assistere a questa scenetta, quasi non mi accorgo che dall’interno del locale finalmente proviene della musica. Solo un’ora e mezza di ritardo. Poteva andare peggio.
Mi sistemo in un angolo e mi appoggio al muro. Il rabbino si mette davanti al microfono e dice che ha da suonare solo quattro canzoni. Da venticinque minuti ciascuna. Soffoco una bestemmia: non sono affatto dell’umore di sorbirmi iperballate acustiche jodorowskiane da meditazione. Ecco il risultato di ore di attesa e di una birra troppo annacquata. Ho proprio sbagliato concerto. 
Dopo un’ora attacca il dj. Riconosco la voce, e mentre la sensazione di essere una perfetta macchietta per un pezzo degli Offlagadiscopax si fa sempre più incalzante, sento XS chiedere chi sia quella che canta. Tale Manna. Sarei tentato di dirle che se si fa scopare da Lanegan un duetto lo rimedia anche lei. Ma magari la farei arrossire.

giovedì 17 novembre 2011

Humphrey Bogart che gestisce il Billionaire




Oggi non c’è più fascino. Sarà che il passato acquista sempre un’aura di romanticismo, ma pensate a come sarebbero oggi i miti del passato.

Rifletteteci.


Pensate a Humphrey Bogart, per esempio in “Casablanca”. Qui tocchiamo il culmine. Al posto dello smoking bianco, un pareo colorato e una camicia azzurra sbottonata. Infradito anziché scarpe di vernice. Un dj strafatto di benzedrina sostituirebbe Sam al pianoforte. Occhiali da sole anche di sera che coprono il tenebroso sguardo. Cocaina anziché l’immancabile sigaretta. L’insegna del locale non sarebbe più “Rick's Café Américain” bensì “Billionaire”, e il capolavoro di Curtiz sarebbe diretto da Vanzina, e racconterebbe la storia di un faccendiere che è fuggito all’arresto rifugiandosi in un’isola, dove ha aperto una discoteca di tendenza in cui la crème della società si ritrova ogni sera. Improvvisamente arriva la finanza. Perquisizioni a tappeto per scovare traffici di cocaina e di escort. Per salvare il locale e la sua bella puttana, che gli aveva già inculato molti soldi qualche anno prima a Parigi, la fa scappare su un aereo assieme ad un fidanzato di  copertura, palesemente omosessuale, con una valigia di cocaina e i bilanci truccati. Infine, per completare l’opera, corrompe il capo dei finanzieri, sancendo così l’inizio di una bella amicizia.

Maddààààiiii!!!!



Martin Luther King che ti manda l’invito su Facebook con la scritta “Marcia su Washington. Parteciperai? Clicca su SI, NO, FORSE”. 



John Lennon e Yoko Ono su ogni copertina dei rotocalchi, inseguiti dai paparazzi. Si rifugiano in una villa sul lago di Como.


Woody Allen che fa i film con Checco Zalone.


Bukowski a giocare alla SNAI o al poker online anziché all’ippodromo, bevendo Spritz in un american bar anziché birra in un pub losco, e circondato da escort aspiranti deputate anziché puttane con le cimici fra le gambe. 


George Best che fa la spalla a Caressa.


Bob Dylan sull’isola dei Famosi.


Gandhi col volto coperto che lancia estintori alle manifestazioni.


Kerouac anziché on the road, scorrazzando per la Route 66, fa un interrail con gli amici del calcetto.


Brian Epstein, anziché il manager dei Beatles, va a X Factor a bestemmiare al posto di quella vecchia con la dentiera.


Hemingway, col tatuaggio di Che Guevara sul polpaccio, a fare il bracconiere in Africa. Con Greenpeace, la PETA e tutte le associazioni animaliste che lo tartassano perché va alle corride.


Vasco Rossi che mette i filmati di mangia una mela su Facebook. Ah no, quello c’è già…

mercoledì 16 novembre 2011

il racket dei barbieri


Care inquiline, cari inquilini
pochi minuti fa mi è recapitata la mail di cui sotto al mio indirizzo di posta partitodellaquilone@gmail.com da un pezzente malandrino che crede che mi fa qualcosa di male ammè.
Ve la faccio leggere perchè a dell'incredibbile. Siamo arrivati a incitare la gente a andare contro le leggi.

Un giorno un fioraio va da un barbiere per un taglio di capelli. Dopo il taglio, chiede il conto, e il barbiere risponde: 'Non posso accettare soldi da voi, sto facendo il servizio gratuito per la comunità di questa settimana'. Il fiorista è molto contento, saluta calorosamente e lascia il negozio. La mattina dopo, quando il barbiere va ad aprire il suo negozio, trova un cartello con sopra "grazie" e una dozzina di rose davanti alla saracinesca. Più tardi, un poliziotto passa dal barbiere, anche lui per un taglio di capelli, e quando cerca di pagare il conto, il barbiere di nuovo risponde: 'Non posso accettare soldi da voi, sto facendo il servizio per la mia comunità di questa settimana'. Il poliziotto, felice, lascia il negozio. La mattina dopo, il barbiere trova davanti al negozio un foglio di carta con scritto "grazie" e una dozzina di ciambelle calde che lo aspettano alla porta. Poi, un membro del Parlamento, venuto per un taglio di capelli, quando va per pagare il conto, il barbiere di nuovo gli risponde: 'Non posso accettare soldi da voi. Sto facendo il servizio alla comunità di questa settimana '. Il membro del Parlamento, felicissimo di questa notizia, lascia il negozio. La mattina dopo, quando il barbiere va ad aprire, trova davanti al negozio una dozzina di altri parlamentari in fila, in attesa di un taglio di capelli gratuito.
E questo, amici miei, illustra la differenza fondamentale tra i cittadini del nostro paese, e i politici che la gestiscono! I politici e pannolini hanno qualcosa in comune.... hanno bisogno di essere cambiati SPESSO E PER LO STESSO MOTIVO!
Ora, carissime e carissimi, cualcuno che mi spiega che minchia centra il paragone coi pannolini!
E soprattutto, ma se quel criminale fa i capelli aggratis, che io ci mando la finanza che ci fa il culo perchè se non paga le tasse, ecco perchè si va a rotoli!

martedì 15 novembre 2011

L'Itaglia è una repubblica fondata sulla gerontocrazia


Care cittadine, cari cittadini,
in questi giorni che il mercato è schifoso e hanno mandato a casa Berlusconi, c’è questo Monti, mi pare, che fa il governo nuovo.
Sono tanti anni che sento che la gente dice che è stufa delle solite persone, dei soliti politici che governano, che c’è il bisogno di faccie nuove e via dicendo.
Ecco, questo Monti a me mi piace e credo che piace anche a Voi illustrissimi concittadini.
Ieri stavamo parlando di fica con un deputato di un partito che non ci dico il nome, e all’improvviso un altro deputato ci interrompe e ci dice che questo Monti ha detto chi fa i ministri.
Minchia, non ci credevo, non conoscevo nessuna di queste persone e quindi Monti ha fatto felice la gente perché ora, finalmente, in politica ci sono nuove faccie, nuove persone, gente comune, non i soliti vecchi rincoglioniti. Tanti volti nuovi, donne, giovani, freschi, puliti.
Adesso vi dico chi cè:
Monti, 68 anni, che comanda e fa anche l’economia.
Ministero della Giustizzia ci va o Mirabelli (69 anni) o Capotosti (69 anni) o Onida (75 anni)
Ministero dello Sviluppo Economico ci va Settis (70 anni)
Ministero dell’Istruzzione cè sicuro Ornaghi (63 anni)
Ministero della Difesa ci va Mosca Moschini (72 anni)
Ministero dell’Interno la signora Cancellieri (67 anni)
Ministero della Funzione Pubblica, che non conta un cazzo, quindi ci va uno giovane, Torchia (45 anni)
Ministero dell’Ambiente ci va Clini (64 anni)
Ministero degli Esteri ci va o Castellaneta (69 anni) o Salleo 8che è talmente vecchio che sulla carta d’identità c’è scritto con i caratteri cuneiformi)
Ministro dei Trasposti ci va Catricalà (60 anni)

Quindi, concittadini, siete contenti?
Volevate faccie nuove? Questi non li conoscete. sono tutti giovani, ci sono tante donne e non ci sono personaggi loschi coinvolti in magheggi e affiliati alla Chiesa.

Viva Monti, viva l’Itaglia!

domenica 13 novembre 2011

Genny***

I lupi scendono dai Monti

L'entusiasmo per le dimissioni del Cavalier Berlusconi e l'arrivo di Monti è simile a quel tizio tutto felice che scacció i fantasmi aprendo le finestre ma fece entrate i ladri in casa. 
Io sottoscritto, Silvio Fitzgerald-Stalin, segretario e fondatore del PdA, Partito dell'Aquilone, farò opposizione. 
Minchia, mi stavano sui coglioni i professori al CEPU, figuriamoci a Palazzo Chigi!

sabato 12 novembre 2011

Se prendi per il culo gli alternativi, si attiva il moltiplicatore (almeno fino a quando non arriva qualcun altro a prendere per il culo te).

Mi sono fatto fare dei post-it.



Il cappuccino è mainstream. Berrò del latte macchiato (freddo), sembrerò una fottuta checca, ma non me ne fregherà un cazzo. Niente cornetto. Com’ è che m’ha detto quella stronza? La politica è mainstream. Mi potrei risparmiare le due ore che passo davanti al PC la mattina a leggere i giornali e cercare di fare qualcosa per questi capelli. 

Avevo i capelli lunghi, quando sono arrivato qui, ieri sono stato a casa di un tizio che neanche mi ricordo come si chiama, me li ha tagliati lui. Aveva una bella stanza, non molto diversa dalla mia, le stanze in questo posto sono tutte uguali. Bianca, abbastanza spoglia, i fondamentali: letto-armadio-scrivania-specchio. Dal soffitto pendeva una di quelle lampade di Ikea, quelle nuove, a forma di goccia. Geniale, c’era una foto di una tipa in 70x100 appesa proprio sopra la lampada, attaccata al soffitto, in modo che quella cazzo di lampada somigliasse a un rivolo di bava bianca o dio solo sa che altro che le scendeva dalla bocca. Mi ha spiegato che era un film di Godard, io gli ho risposto che poteva dirmi qualunque cosa, tanto io studio Matematica. Lui ride, studia Scienze Umanistiche. Abbiamo scherzato sul nostro futuro lavorativo, magari finiamo a pulire i cessi da qualche parte, o forse andiamo a lavorare da Mc Donald’s. Che poi, ridendo e scherzando, si fanno bei soldi con quella merda. 

Mi fa sedere e inizia a tagliare. Chiacchieriamo un po’ di stronzate, mi racconta che vuole andare a vivere a New York, e intanto sforbicia pesantemente. New York è troppo mainstream, sono sicuro di avere un post-it su questo. Glielo direi, se non avesse le forbici in mano. 

A un certo punto gli viene la bella idea di offrirmi un caffè. Ci alziamo, e andiamo in cucina. E’ curioso questo posto, è tutto molto in ordine, troppo in ordine. Mi spiega che è colpa di quel frocio del suo coinquilino. Detto da uno che si mette il rimmel prima di andare a fare il caffè non so quanto possa essere credibile.

Attaccata al frigo c’è una foto dei reali inglesi pre matrimonio William-Kate, e la regina ha lo stesso cazzo di vestito giallo canarino che aveva al matrimonio. Merito dello stesso frocio di cui sopra. Ma a me non me ne frega un cazzo, il punto è: vuoi vedere che la Regina Elisabetta ha solo 4 tailleur che usa a rotazione nelle occasioni comandate? Cos’è, le escono talmente tanto i soldi dal culo che ha capito che è inutile anche soltanto provare a spenderli? O nel frattempo il suo stilista di fiducia, operativo dal millenovecentodiciotto è morto di vecchiaia? 

Tento di strappare una risata al tipo dei capelli sull’argomento, che mi guarda come se avesse visto un alieno. Cristo, potrebbe anche un po’ aiutarmi. Quel cazzo di caffè non esce mai. O quanto meno potrebbe ridere di me, visto che ho mezza testa fatta e mezza no, sembro una delle cazzo di Pussycat Dolls. Invece, mi racconta che sta scrivendo un paio di sceneggiature per un suo amico che ha giurato di presentarlo a Carlo Verdone. Che culo. Qualcuno mi tiri fuori da questa situazione e da sto caffè di merda. 

Dopo mezz’ora mi alzo con lo stesso taglio di quella troia di Alice. Scherzi del destino.

Paolo, si chiamava Paolo.

Ah, per la cronaca, mi hanno detto che devo comprarmi un Mac. Gli vorrei spiegare che di cognome non faccio Onassis.

giovedì 10 novembre 2011

Se lo fanno tutti, perché NON devo farlo pure io.

Sono andato a trovare Alice a Roma soltanto perché mi ha detto che mi accompagnava al mercato vintage di Rione Monti. 

Alice è una mia compagna di classe del liceo. Carina, si, però adesso ha i capelli corti da lesbica e non me la farei mai. E poi si smalta le unghie, e io sono contrario a certe sofisticazioni del corpo femminile. Ceretta brasiliana a parte. 


Il mercato di Rione Monti è...un mercato. Niente di che. Niente di diverso da quello che sta nella piazza sotto casa. A parte la folla immane di gente vestita di merda. Vestiti vintage.

Le rivolgo uno sguardo disperato. «Ripetimi come si fa.». Sbuffa.

«Niente t-shirt nere, le t-shirt sono mainstream. Potresti cercare una camicia. Guarda com’è carina questa, molto indie.», e solleva dal mucchio una camicia. Lo fa con una strana grazia, pescando da un mucchio immenso. E’ una camicia rossa, di flanella.
OK, ho capito, mi sta prendendo in giro. «Aaaah-ahahah divertente.»
Non ride. Solleva il sopracciglio sinistro. Oh, questa cosa è sorprendente, anche se secondo me ormai è allenata. La fa in tutte le foto, ha iniziato a prepararla un anno fa. E’ molto carina, solleva il sopracciglio, lo fa proprio ad ala di gabbiano, e abbozza un sorriso, col cocktail in mano; cioè, è molto carina, ma cazzo, quei capelli! Però, insomma, carina. Sicuramente la posa migliore che abbia visto, almeno fino a questo momento.
Comunque a sto giro non sorride, è serissima. Mi sa che ho sbagliato qualcosa.
«Divertente, cosa?». Cazzo.

«Vabbè, quella è una camicia di flanella. Cioè, è una camicia grunge.»

Sopracciglio sinistro sempre più in alto. «Sai, come quelle di Cobain, che poi Cobain neanche, perché stiamo parlando della moda di Seattle fine ’80 inizi ’90...»
«Ba-bababababababa. Bà.» 
Bà?!? Bà sto cazzo, bà? Cretina. 
«Te lo dico per l’ultima volta. Niente t-shirt nere, sono mainstream. Tee scollo a V, una camicia indie tipo questa, skinny jeans, dovresti esserci abituato...Ommioddio! Cheddiavolo di scarpe ti sei messo?»
«Che..queste? Le Cult? Maddai, ma le ho da quando avevo 16 anni!». Veramente, sto discutendo di vestiti con una ragazza? Ma che cazzo...? Ma perché si è tagliata i capelli?

«Buttale. Poi passiamo a comprare un paio di Converse.»

OK, ma poi torniamo a casa e ti sbatto al muro su TV Eye. Cretina di merda.

Filosofia, fisica quantistica e caccole



Decine di geni, centinaia di scienziati, migliaia di filosofi, milioni di persone, alzano lo sguardo al cielo e cercano di capire il mistero più grande dell’universo, quando in realtà non è altro che il nostro cervello.

E pensare che è proprio lì, a qualche centimetro di distanza dalle nostre caccole.

Che cazzo è la musica?


Il blues è piangere

Il jazz è sospirare

Il prog è pensare

Il punk è scaccolare

Il rock è scopare

La classica è respirare

Il pop è mangiare

La techno è cacare

La Sega: mille sceneggiature per il solito finale.




Il team di ricercatori guidato dal prof. Holmes dell’Università del Massasciustz (si pronunzia Massachusetts), dopo 4 anni di ricerca è riuscito a compilare un elenco esaustivo delle varie tipologie di pratiche onanistiche.
Il lavoro di catalogazione, intitolato “Ognuno si fa le seghe come cazzo vuole”, è stato pubblicato sulla più autorevole rivista del settore “…and jobs”
Di seguito, un breve estratto:

Sega Vulgaris: si pratica col semplice giuoco di frizione fra il pene lubrificato con la propria saliva e la mano destra (per chi usa la sinistra, vd. “Sega con la sconosciuta”).

Sega Asciutta: si pratica col semplice giuoco di frizione senza essere coadiuvati da alcuna tipologia di lubrificante. Ritenuta la sega “meno godereccia”, ciononostante riveste un ruolo fondamentale nel caleidoscopio dell’onanismo poiché è di facile attuazione in tutti i luoghi e le circostanze, anche le più impervie.

Sega Vigliacca: si pratica come una semplice sega vulgaris, ma con l’inserimento nello sfintere delle prime due falangi del mignolo sinistro. Tale sega, per essere classificata come “vigliacca”, non può prescindere dall’effetto sorpresa dell’inserimento del suddetto dito.

Sega con la Sconosciuta: si pratica esattamente come la Sega Vulgaris, solamente viene utilizzata la mano sinistra. In questo modo avrete la piacevole sensazione di essere in compagnia di una sconosciuta, appena rimorchiata in discoteca.

Sega a Memoria: si pratica come una comunissima Sega Vulgaris ma senza l’ausilio di supporti cartacei o video, semplicemente chiudendo gli occhi per rimembrare le fattezze di una fanciulla conosciuta.

Sega alla Puttanesca: si pratica impastando del peperoncino guatemalteco alla propria saliva, formando una pastella rossastra che andrà a infiammare il proprio glande. Consigliata all’onanista assuefatto, ormai insensibile alle banali seghe.

Sega più Bella: denominata così perché praticata dopo aver fatto sesso. Permette di rielaborare l’atto da poco concluso, scoprendo errori e trovando soluzioni alternative per la volta successiva; consente anche di dare sfogo alle voglie represse durante l’atto, immaginando rapporti sessuali con animali a pelo corto, oggetti di modernariato, dive del cinema muto.

Sega Strozzapapera: si pratica come una banalissima Sega Vulgaris ma, nel momento dell’orgasmo, si occludono i canali predisposti all’eiaculazione mediate una forte stretta della mano destra (se usata la mano sx. vedi “Sega con la Pazza) in modo che il liquido seminale non esca immediatamente. Dopo alcuni secondi si allenta la presa così che i “soldatini” diventino come dei Mejaheddin afghani che si lasciano esplodere dentro un pullman affollato. Tale pratica presuppone una notevole abilità e un allenamento estenuante, onde evitare danni permanenti al proprio organo o alla moquette della camera da letto.

Sega con la Pazza: si pratica esattamente come la Sega Strozzapapera ma utilizzando la mano sinistra. In questo modo sembrerà di essere in balia di una folle ninfomane incapace di intendere e di volere. Consigliata agli amanti del rischio, onanisti annoiati del solito tran-tran.

Sega alla Geisha: si pratica utilizzando solamente due dita, preferibilmente pollice e mignolo. La delicatezza del tocco felpato e la piccola presa, se praticata ad occhi chiusi con una musica orientaleggiante in sottofondo, farà sembrare l’atto praticato dalla mano minuscola ma esperta di una geisha.

Sega della Rissa: si pratica in una maniera del tutto inconsueta rispetto alla precedenti. Quando il membro è ancora assopito, o al massimo barzotto, iniziate a colpirlo con lenti ma violenti scapaccioni. Stordito dagli scappellotti, il suddetto si sentirà colpito nell’orgoglio e reagirà con veemenza. Ormai in trance agonistica, inizierà uno scontro che condurrà ad un finale inaspettato: il più debole, sotto la gragnola di colpi, tirerà fuori il meglio di sé.

Sega al Sushi: si pratica avvolgendo il membro con un’alga Nori. Se dopo qualche minuto siete ancora in uno stato di empasse, aiutatevi con della salsa di soia. Una volta finito, concedetevi un cicchetto di Sake.

Sega Picasso: si pratica strusciando il membro su una superficie confortevole e ampiamente lubrificata. Il gesto sembrerà ricalcare quello di un pittore. Il quadro, però, sarà una crosta.

Sega Cameron Diaz: si pratica prima di un appuntamento importante, durante il quale le previsioni di copulazione sono veramente alti. Ispirata al film “Tutti pazzi per Mary”, tale atto onanistico va praticato come una semplice “Sega a Memoria”, durante la quale ripassiamo ciò che abbiamo intenzione di fare con la ragazza con cui usciamo. Per le tempistiche, calcolate circa 4 ore prima dell’eventuale atto sessuale onde evitare 1) cilecca 2) eiaculare una lacrima e quindi sembrare un segaiolo.

Sega Compromesso Storico: si pratica utilizzando entrambe le mani. La salda stretta fra la destra e la sinistra, vi farà sentire un governo solido che lo sta buttando nel culo agli italiani.

Sega Greenpeace: si pratica immersi nella vasca da bagno o in piscina o nel mare. Una volta raggiunto l’orgasmo, sarà espulsa una macchia bianca che andrà ad inquinare le acqua circostanti, rendendo obbligatorio ed imminente un dispiegamento di forze atto a scongiurare una catastrofe ambientale.

Se non ubbidisci a tua madre, perchè dare retta a un cartello?!



Un cane. Una sbronza. Un Erasmus. Un “vaffanculo”. Una ragazza. Una guarigione. 

Nel mio caso è stato un cartello con scritto “NO TRESPASSING”.
Un lurido cartello bianco che intimava di non oltrepassare un cancello in ferro battuto, oltre il quale si ergeva un imponente e lugubre castello.
Nel momento in cui ho varcato quel cancello anziché premere “stop” e togliere il dvd, la mia vita è cambiata. In meglio.
Varcare quel cancello non mi ha aperto le porte della tenuta di Xanadu, ma quelle di un nuovo mondo, quello del CINEMA. Non parlo delle commediole di merda con Jennifer Aniston, roba da lunedi sera sul divano con la ragazza (sperando che poi te lo succhi), o film sparatutto da vedere con gli amici. Parlo proprio di cinema. Film coi controcazzi. Roba seria. Arte. 
Sapevo cos’era quel film. Nella mia superficiale (ma eterogenea) cultura sapevo che era una delle pellicole più belle di sempre, in cima a tutte le stupide classifiche. Un capolavoro della cinematografia mondiale. Un film rivoluzionario. Tipo la mela di Newton. I neutrini nel tunnel della Gelmini. Le idee di Darwin. Roba tosta, tipo “il mondo non sarà più lo stesso”.
Solo… cheppàlle! Cioè, è un film  vecchio. Di quei cosi in bianco e nero che ti viene la tristezza perché anche se c’è il sole è tutto grigio, che le persone sembrano tutte povere o intente a fumare, bere whiskey e minacciarsi. Roba che ti viene a noia dopo 19 secondi, che ti chiedi come vivevano di merda i nostri nonni.
Mai mi sarei sognato di guardarlo. Figuriamoci di comprare il dvd.
Solo che un tizio nell’ufficio in cui facevo lo stage, un giorno arriva a lavoro dicendo che ha masterizzato alcuni film. Li ha portati per tutti. Anche per me. 
Che faccio, rifiuto?!
Ringrazio, prendo il dvd, guardo la copertina anonima, ringrazio ancora e lo porto a casa.
Ancora una volta avevo salvato le apparenze, giocando al “bambino educato”, ed era filato tutto liscio.
L’indomani, in ufficio, parte il giro di domande: “Allora, t’è piaciuto?”
Cazzo.
“E a te? Che te n’è parso? Bello?”
Ho continuato a salvare le apparenze (si legge “mentire”) e giocare al “bambino educato”, dicendo che avevo avuto da fare e che lo avrei visto nei prossimi giorni perché era talmente bello che meritava tutta la mia attenzione.
Cenno di assenso da parte di tutti e… voilà! Adesso ero costretto a guardarlo.
La sera torno a casa e inizio a giocare al “bambino che deve finire la cena”. Sì perché era come quando da piccoli ci costringevano a finire le verdure altrimenti non potevamo alzarci o guardare la tv. Ogni boccone sembrava non volesse scendere giù per la gola. Rimaneva lì in bocca e volevi sputarlo. Poi pensavi che stava per iniziare il tuo cartone animato preferito e ti sforzavi, ma era più forte di te. Il broccoletto rimaneva nel limbo. Ormai lo avevi ruminato da quanto era in bocca. Era diventata una poltiglia e fra smorfie e lamenti riuscivi a deglutire con l’immagine dell’Uomo Tigre che ti dava la forza.
Ecco, con quel film succedeva la stessa, identica, cosa. 
Lo inserivo nel lettore. Sentivo il mugghio, il turbinio del dvd e appena apparivano le immagini in bianco e nero premevo “esc”. Il giochino durò fino a quando il dvd era stato ruminato dal lettore. Non era poltiglia, ma con la giusta perseveranza ci sarei riuscito. 
In ogni modo, era trascorsa mezz’ora ed ero ancora lì, a lottare col boccone. Mi dico “Se non avevo fatto tante storie, a quest’ora ne avevo già visto metà. Giù il boccone, coglione!”
E il mondo non è più stato lo stesso.