Sul volantino c’è scritto 21 e 30. Sono le 22:10 e sono alla sesta sigaretta. Ancora niente. Non capisco perché, in questo paese di merda, non siamo in grado di iniziare i concerti in orario. Posso capire che non siamo capaci di fare i governi, che i mezzi di trasporto funzionano a cazzo, neanche le messe sono più quelle di una volta, ma i concerti!
Gli inglesi. Ci basterebbe essere un po’ più British: inizio alle 8 e a mezzanotte tutti a casa.
Invece io sono qui da quaranta minuti, al freddo, ad aspettare che un fottuto rabbino con un metro di barba si degni di imbracciare una chitarra. Fanculo.
Non so manco chi è, sto qua. Ma mi serviva per almeno due motivi:
1) dovrebbe esserci un po’ di gente giusta.
2) rimanere di nuovo a casa a fantasticare sul naso di Charlotte Gainsbourg non mi sembrava molto il caso. Che poi, l’altro giorno parlavo con quel coglione del piano di sopra, Bastiano. Mi fa: «La Gainsbourg? Orrenda. Però diciamo che ha fascino. Cioè a me fa cacare: ha il fisico di un tredicenne indie (maschio), la faccia slavata, i capelli crespi, il naso gibboso e il mento da Bazinga.»
Allora. Punto uno, fai pace col cervello. O è orrenda, o ha fascino. Secondo poi, un’altra uscita di questo genere e la mia idiosincrasia per questo individuo raggiungerà vette inarrivabili. Ci siamo presentati l’altra sera, mentre salivo le scale con in mano una porzione a portar via di pollo tandoori. Una scena alla cazzo di “500 days of Summer”, solo che non eravamo in un ascensore, nessuno dei due ascoltava gli Smiths e, cosa più importante, nessuno dei due ha una vagina. Non che io abbia visto quel film. Ma una ragazza che mi piaceva mi ha ossessionato per due mesi. Due mesi di vita rubata per trenta secondi dentro a un ascensore con Please, Please, Please Let Me Get What I Want, neanche me la sono scopata e alla fine stavo meditando di mandare a Morrissey una carcassa di vitello con la testa mozzata. Abbattuto con le mie mani, come si vede in tutti i film di Tornatore. Seriamente, a casa mia quand’ero piccolo si uccideva il maiale, ma non per questo mi viene in mente di mettere in tutte le foto (sovraesposte) che scatto con la mia Diana F+ un maiale morto (fuori fuoco) in secondo piano. Anche se, forse, non sarebbe una cattiva idea.
Insomma il tipo, da sotto gli occhiali, vede la mia maglietta degli Screaming Trees, quella che mi posso mettere giusto per andare dall’indiano a comprarmi il pollo tandoori, non so manco come ha fatto a vedere la scritta, visto che quella stronza di mia madre, alla prima occasione buona, pensò bene di lavarla a settanta gradi riducendo la faccia di uno dei fratelli Conner a una macchia indistinta che neanche in un film di David Lynch. Vede la maglietta e mi fa: «Mark Lanegan».
E mi attacca un pippone sui suoi colleghi di lavoro, che non fanno che parlare di Lanegan dalla mattina alla sera, osannandolo come se fosse Dio, ma lui non l’aveva mai ascoltato. Gli dico di cominciare da Dust, che tanto è il più cesso di tutti: dieci a uno non gli piacerà; o magari chissà, succede un miracolo e gli piace veramente. Non sono mai riuscito a fare questa cosa, dico, consigliare il disco giusto, magari è la volta buona. No, aspetta, non voglio avere la responsabilità di consigliare Dust. Ma tanto figurati se capisce.
22:45. Inizio a non sentire più le dita e a non essere più capace di girarmi le sigarette. Mi girano pure le palle perché per arrivare qui, mi sono perso due volte. E quello che deve suonare sta al bar a bere whiskey, mentre sullo schermo va la partita. E fa un freddo che ti taglia la faccia, ma la tipa al banchetto del merchandising non sembra sentirlo, visto che ha un vestito che praticamente è una maglietta. Una maglietta lunga. Se alza un braccio le vedo il culo, tranquillamente. Troppo facile. Voglio dire, io non sono nessuno per dirti di non vestirti come una troia, anzi; mi fa anche piacere che mi faciliti il compito di tentare un abbozzo di conversazione, ridere a cazzo senza alcun motivo per le cose che dici, svuotare il portafoglio al bar per offrirti almeno due gin lemon annacquati tanto quanto un flacone di Fabuloso, portarti a casa e cercare di levarti la gonna mentre vomiti quelle due dita di alcol vero che c’erano dentro quello pseudo-cocktail. Invece posso stare qui, a guardarti il culo aggratis, perché la nostra società perbenista e modaiola ti ha insegnato che una minigonna giro-figa è sexy, ma farmi un pompino è una cosa per cui arrossire.
Ecco, lei è un po‘ tipo Charlotte Gainsbourg. Ma perché voglio essere buono e perché sto guardando solo il naso. Che poi, non vedere quel naso visto che ha la faccia completamente coperta dai capelli è veramente un’impresa. Sembra un topolino in bilico su un paio di trampoli.
Le si avvicina questa specie di balena punk che dev’essere la sua amica e che, ovviamente, le dice che è bellissima. Il giorno che sentirò una ragazza dire ad un’altra ragazza che si è conciata come una da tangenziale, entro in Chiesa e vado a farmi la comunione.
La sento parlare del fatto che -finalmente- è tornata alla XS, dopo due mesi in cui il suo unico nutrimento è stato costituito da melanzane grigliate (una al giorno), e probabilmente una quantità indefinita di droghe sintetiche, a meno che non abbia scoperto come nutrirsi dell’aria. Parlo del topino, non della balena. Quella potrebbe farsi fuori tranquillamente me e le altre sessanta persone che stanno in giardino in qualunque momento. La XS mi fa rabbrividire sensibilmente. Significa che la tipa non ha veramente un filo di carne, e ok che le tette oramai sono mainstream, ma non fino a questo punto.
Per assistere a questa scenetta, quasi non mi accorgo che dall’interno del locale finalmente proviene della musica. Solo un’ora e mezza di ritardo. Poteva andare peggio.
Mi sistemo in un angolo e mi appoggio al muro. Il rabbino si mette davanti al microfono e dice che ha da suonare solo quattro canzoni. Da venticinque minuti ciascuna. Soffoco una bestemmia: non sono affatto dell’umore di sorbirmi iperballate acustiche jodorowskiane da meditazione. Ecco il risultato di ore di attesa e di una birra troppo annacquata. Ho proprio sbagliato concerto.
Dopo un’ora attacca il dj. Riconosco la voce, e mentre la sensazione di essere una perfetta macchietta per un pezzo degli Offlagadiscopax si fa sempre più incalzante, sento XS chiedere chi sia quella che canta. Tale Manna. Sarei tentato di dirle che se si fa scopare da Lanegan un duetto lo rimedia anche lei. Ma magari la farei arrossire.
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